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ARTE SACRA |
Il patrimonio archivistico
della Confraternita |
La Confraternita di San Giuseppe al Palazzo
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la cui origine, quale associazione dei falegnami e
carpentieri e degli artigiani in genere, risale al
1485 - conserva un
patrimonio archivistico inedito che, pur se esiguo
perché in parte distrutto
dalle calamità che hanno colpito la città ed in
particolare gli eventi sismici nel 1783 e nel 1908, è
di notevole importanza
per la dovizia di notizie che da esso si possono
ricavare. I registri che ci sono
pervenuti coprono, pur
saltuariamente, un arco cronologico che va dal 1865
ad oggi e vengono identificati come "registri di cassa
e documenti giustificativi della spesa". La ricerca
si è limitata al
periodo 1865/1916 in quanto dopo, presumibilmente a causa
degli eventi bellici, esiste un vuoto documentale fino
ai primi anni
cinquanta. Tali documenti, annotando puntigliosamente le
varie spese che
la Confraternita affrontava giorno dopo giorno, forniscono
le più disparate notizie sulla sua vita: dallo svolgimento delle attività
confraternali alle
notizie di costume e di storia, "curiosità" che per gli
appassionati e gli studiosi di storia
cittadina possono risultare di qualche interesse.
Esaminando più in dettaglio i singoli atti, si nota come le
maggiori
spese riguardassero la solennizzazione di particolari
festività liturgiche (Sposalizio
di San Giuseppe, Immacolata Concezione, Madonna
della
Sacra Lettera,
Corpus Domini, Patriarca
San Giuseppe):
dalla messa cantata all'organista, dagli
addobbi per la Chiesa al consumo di cera, dalla pulitura
e manutenzione degli
oggetti d'uso al restauro di arredi sacri, tappezzerie e
vetrate. Di particolare interesse è
l'usanza -
che ancor oggi si perpetua
- di distribuire dolci ai
confrati in occasione delle feste del Corpus Domini,
della Madonna delta Lettera e di San Giuseppe.
Dagli atti risulta inoltre come fra la fine dell'Ottocento e
gli inizi del Novecento si usasse distribuire ai confrati
confetti
di mandorla,
acquistati
presso la locale fabbrica di dolciumi "Bisazza" o nelle
rinomate pasticcerie del tempo "Vachier" e "Irrera".
Tra le altre spese
riscontrate alcune riguardano tradizioni ormai scomparse,
come per esempio quelle relative ai tamburai che
accompagnavano la processione di San Giuseppe e alle
bombe di moschetteria sparate nella medesima
occasione. Infatti, sin dai primi registri rinvenuti risulta
siano state effettuate spese per accomodo e
lavatura di cappelli, vestiti, ricci e manichetti dei
tamburai e per i fanali, l'esistenza dei quali e confermata
da superstiti capi di vestiario e dagli stessi fanali
conservati ancor oggi dalla Confraternita.
Un cenno a parte meritano
le spese relative alla realizzazione e pulitura di oggetti
in argento. Ad esempio nel 1916 viene citato, quale
fornitore di dodici
medaglie in argento per
i confrati, il gioielliere Francesco Oliva, i cui
negozi erano ubicati in viale S. Martino 152 e in via
Maddalena 42.
Altre spese ricorrenti
riguardano la cancelleria, il pagamento dei facchini
che si occupavano del trasporto della bara del Simulacro
del Patriarca San Giuseppe, le fatiche estraordinarie
(restauri e opere di falegnameria nella Chiesa, nelle
cappelle del Camposanto, nell'abitazione del Cappellano, etc...),
la celebrazione di messe (defunti, terze domeniche del mese,
quarantore...), la lavatura e stiratura delle cappe
dei confrati, le elemosine ed altre.
Dalla consultazione dei
registri di cassa si evince dunque la particolare cura che
la Confraternita ha sempre dedicato al culto ed alla
devozione per San Giuseppe nei suoi vari aspetti. Dott.ssa Viviana Rizzo |
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